Il percorso
dell’amore

Viaggio nella storia d’amore
di Giulietta & Romeo.

Manzano

G&R: “La Prigion d’Amore” e “La Battaglia di Romeo”

Manzano è uno dei luoghi di Giulietta e Romeo, denso di luoghi da scoprire e da assaporare!

Da oltre 400 anni, il 14 febbraio, si festeggia San Valentino Patrono della città: il “Santo d’Amore” ed emblema dell’amore nel mondo.

Qui la storia di G&R si tinge d’amore e di guerra. È sulla strada da Gradisca d’Isonzo verso Cividale del Friuli, “forse d’Amore sospinto, verso Udine venendo”, che Luigi Da Porto parla all’arciere Peregrino delle sue pene d’amore. Qui a Manzano affronta la sfida della sua vita, combatte, viene ferito…scopri i luoghi e le unicità che Manzano e il suo territorio ti offrono.

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Desideri avere informazioni sul Comune in cui ti trovi? Vieni a trovarci e sapremo consigliarti al meglio i nostri punti di interesse, eventi o attività che Manzano ha da offrirti.

Contatti
Via Stretta, 20
33044 Manzano (UD)
Tel. +39 0432 1799010

Luoghi del periodo

I luoghi di Manzano e del suo territorio, del periodo tra il Quattrocento e il Cinquecento, che fanno da sfondo alla storia d’amore di Giulietta e Romeo.

Punti di interesse

Scopri le origini, la storia di Manzano e del suo territorio, dei suoi punti di interesse storico e naturalistico. Un percorso culturale, per scoprire luoghi e fatti incredibili ed avvincenti.

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Luoghi del periodo

I luoghi di Manzano e del suo territorio, del periodo tra il Quattrocento e il Cinquecento, che fanno da sfondo alla storia d’amore di Giulietta e Romeo.

Punti di interesse

Scopri le origini, la storia di Manzano e del suo territorio, dei suoi punti di interesse storico e naturalistico. Un percorso culturale, per scoprire luoghi e fatti incredibili ed avvincenti.

Storia G&R
di Manzano

A Manzano da oltre 400 anni il 14 febbraio si festeggia San Valentino Patrono della città: il “Santo dell’Amore” ed emblema dell’amore nel mondo.

Storia G&R
di Manzano

A Manzano da oltre 400 anni il 14 febbraio si festeggia San Valentino Patrono della città: il “Santo dell’Amore” ed emblema dell’amore nel mondo.

D’AMOR SOSPINTO

Sulla strada da Gradisca verso Udine, Luigi Da Porto descrive nella dedica della Novella, alla “Bellissima e Leggiadra Madonna Lucina Savorgnana”, i suoi sentimenti d’amore:

[…] Per la qual cosa partendo io da Gradisca...

[…] Per la qual cosa partendo io da Gradisca, ove in alloggiamenti stava, e con costui e due altri miei, forse d’Amore sospinto, verso Udine venendo; la quale strada molto solinga, e tutta per la guerra arsa è distrutta in quel tempo era; e molto dal pensiero soppresso, lontano dagli altri venendomi, accostatomisi il detto Peregrino, come quello che i miei pensieri indovinava, così mi disse: «Volete voi sempre in trista vita vivere, perchè una bella crudele, altramente mostrando, poco v’ami?


E benchè contro a me spesso dica; pure, perchè meglio si danno, che non si ritengono i consigli, vi dirò, Patron mio, che oltre che a voi nell’esercizio che siete, lo star molto nella prigion d’Amore si disdica, sì tristi son quasi tutti i fini, ai quali egli ci conduce, ch’è un pericolo il seguirlo. Ed in testimonianza di ciò, quando a voi piacesse, potre’ io una novella nella mia città avvenuta, che la strada men solitaria e men rincrescevole ci faria, raccontarvi; nella quale sentireste, come due nobili Amanti a misera e pietosa morte guidati fossero». E già avendo io fatto segno di udirlo volentieri, egli così cominciò: “

BATTAGLIA MANZANESE

A Manzano il 21 giugno 1511, le truppe della Serenissima con il Capitano Luigi Da Porto, ebbero lo scontro diretto con quelle imperiali. Da questa drammatica vicenda, a cui segue il ferimento di Luigi Da Porto, sono nati il dolore e la speranza riportati nella celebre Novella, che scrive e dedica alla sua amata Lucina Savorgnan e che diventerà la storia d’amore più famosa del mondo.

Da studi in corso

Nella notte di mercoledì 18 giugno 1511, gli Imperiali da Cormons vanno a saccheggiare Terenzano e Sammardenchia. E non vengono intercettati dalle truppe Veneziane. Anche il 20 giugno, di notte, sfruttando le due notti di luna nuova, riescono a saccheggiare, questa volta, Zugliano e Basaldella.

Le truppe della Serenissima vengono mandate sul punto di guado sul fiume Natisone, a sbarrargli la strada di ritorno. Attendono la notte e parte della giornata del 21 giugno. Nicolò Monticoli, discendente dei Montecchi di Verona, presente alla battaglia, conferma che lo scontro con gli Imperiali provenienti da Cormons si svolse il 21 giugno 1511 alle quattro del pomeriggio. Infatti, ad un certo punto le vedette veneziane sotto il comando del Comandante Vitturi scorgono le truppe Imperiali nella piana di Manzinello e come segnale, piegano un grosso ramo di un pioppo cipressino sul colle di fronte dove si erano appostati. E’ il segnale.

A questo punto gli Imperiali sono scoperti. Per prima cosa incontrano
le avanguardie a cavallo e dopo qualche scaramuccia, si ritirano. ll Comandante degli Imperiali Purgstaller tatticamente, a questo punto, fa i suoi conti. I Veneziani possono contare su trecento uomini a cavallo e trecento a piedi. Mente gli Imperiali hanno solo cento uomini a cavallo e quattrocento, cinquecento uomini a piedi. Vista la disparità Purgstaller come riportato da Luigi Da Porto, mette i carri del “bottino” dei saccheggi di traverso sulla “Gran Strada”, e dispone la fanteria, compattandosi verso il borgo di San Lorenzo. Gli Imperiali si mettono a difesa e attendono. Il luogo diventa il campo di battaglia e i Veneziani ne avranno la meglio. Durante la fuga verso il guado sulla piana, i tedeschi vengono intercettati da contadini friulani armati e messi a sbarramento dal Comandante Vitturi. Tutti i tedeschi vengono uccisi.

Solo dieci saranno, invece, i soldati della Serenissima che resteranno uccisi.
Luigi è ancora lì ferito, nel campo di battaglia, una spada l’ha trafitto dal collo verso la spina dorsale e l’ha fatto cadere paralizzato. Il colpo della spada gli ha lasciato una piccola ferita. Si recupererà, ma la parte sinistra del corpo sarà per sempre compromessa.

Nella circostanza il capitano riceve le primissime cure nellachiesa di San Lorenzo a pochi passi dal luogo della battaglia.

Il Comandante Vitturi lo soccorre, e per fermare l’emorragia gli crea un cerotto: nel rinascimento si usava fare un impiastro a base di cera e ossidi di piombo che faceva da emostatico. Da lì Luigi viene portato a Udine, e poi a Venezia, e Vicenza.

Viene catturato il Comandante degli Imperiali Purgstaller e fatto prigioniero: sarà portato a Venezia in prigione e poi liberato, in cambio della liberazione di prigionieri veneziani.
Fonte e approfondimento sulla battaglia di Manzano San Lorenzo, clicca qui.

Manzano

La prima presenza dell’uomo nel territorio manzanese risale all’epoca romana, non essendoci testimonianze della stessa di periodi antecedenti. L’origine romana sarebbe infatti l’origine del nome Manzano, che si suppone possa provenire dal nome di un colono, “Amantius“.

A seguito della decadenza dell’impero romano, il territorio fu oggetto dell’invasione da parte di Longobardi, Avari, Schiavi, e dall’809 al 952, anche dei più terribili Ungheri, costringendo la popolazione a ritirarsi in costruzioni fortificate raccolte tra di loro. Il paese, rimasto abbandonato, assunse caratteristiche di zona paludosa ed incolta, riscoprendosi produttivo grazie all’insegnamento dei monaci Agostiniani, che si insediarono nell”Abbazia di Rosazzo.

Verso il 1090, fu la volta di una famiglia tedesca, che accompagnando il patriarca Voldarico, si installò a Manzano, diventando padrona incontrastata ed abbandonando il nome originario, assunsero quello del luogo appena conquistato. I Signori di Manzano, spinti dal desiderio di espansione e di natura poco tranquilla, parteggiarono sia per il Patriarca di Aquileia che per il Conte di Gorizia, prendendo parte alle lotte tra le due parti.
Manzano conobbe in seguito anni terribili, sia quando nel 1477 i turchi si resero protagonisti di feroci incursioni, che nel 1509 quando i soldati del Duca Ottone di Brunswich la incendiarono.

Ha sette frazioni: San Lorenzo, Oleis, Manzinello, San Nicolò, Villa Naglos, Abate Geroldo, Segheria Roggia, Rosazzo.

Luoghi del periodo tra 1400 e 1500

Castello di Manzano

XV – XVI secolo, Manzano

Manzano resta senza difese: tradimento, destituzione e demolizione del castello da parte dei veneziani 1431

Il territorio manzanese si organizzò intorno al castello come punto di riferimento della popolazione ed utilizzato come protezione, fino alla sua dismissione e distruzione da parte del Veneziani.
Il Castello fu eretto dai signori, poi conti di Manzano, nobile famiglia di origine germanica, che nel 1090 scese in Friuli.
Dal 1300 fu assediato e alla fine riconquistato nel 1361 al duca Rodolfo IV d’Austria, ma Udine, Cividale e Gemona lo riconquistarono e lo dettero alle fiamme nel 1362. La gastaldia del luogo fin ceduta a Cividale,che rimase sino al 1431.
Il 1431 segna la fine della storia del castello con la guerra dei Veneziani contro Ludovico di Teck che entrò in Friuli con 5000 ungheri: Pantaleone e Giovanni di Manzano appoggiarono quest’ultimo, ma vennero fatti prigionieri dai veneziani e condannati a morte. Su istanza della comunità di Cividale ottennero la grazia con la condizione, però, che il loro castello venisse raso al suolo. Questa distruzione rese la popolazione incapace di difendersi dalle incursioni turche. Nel 1477 i turchi invasero il Friuli e saccheggiarono anche Manzano. La località subì nuove devastazioni nel 1509, quando le truppe del duca Ottone di Brunswich diedero fuoco al paese. Nel 1509, quando le truppe del duca Ottone di Brunswich entrarono in Friuli diedero fuoco al paese. Del maniero, che aveva una forma ad anello, rimasero in piedi solo le mura che nel tempo andarono anch’esse sgretolandosi a causa delle continue erosioni provocate dalle piene del fiume Natisone.

Abbazia di Rosazzo

1091 – 1529, Rosazzo

Una rocca difensiva veneziano fino all'incendio degli Imperiali del 1509

Al progressivo impaludamento ed inselvatichimento delle campagne pose freno l’insediamento dei monaci Agostiniani nell’Abbazia di Rosazzo.
Si erge sui colli orientali del Friuli, nel Comune di Manzano, a cavallo di strade che un tempo godevano di una notevole importanza strategica. La tradizione vuole nell’Ottocento l’eremita Alemanno si insediasse in questi luoghi solitari. Vennero chiamati i canonici di Sant’Agostino, prima, e poi i Benedettini, del monastero carinziano di Millstatt (1091).
Durante le lotte fra Aquileia e Cividale, tra Venezia e gli imperiali, l’Abbazia di Rosazzo venne trasformata in rocca difensiva. I monaci lasciarono l’abbazia che venne governata dal 1423 fino al 1751, da abati commendatari.
Nel 1509 dopo varie vicende di guerre e razzie, un incendio mandò in rovina l’Abbazia. Vent’ anni piщ tardi ebbe inizio la rinascita del complesso abbaziale con l’ausilio di Venceslao Boiani, architetto cividalese. Dall’Abbazia di Rosazzo, nelle giornate di bel tempo si gode di una vista incomparabile.

La Sdricca

XV – XVI secolo, Oleis

La Casa Forte dei Conti di Manzano dopo la distruzione del loro castello

Un punto di interesse del territorio è l’antico centro rurale della Sdricca, che dà il nome al sentiero naturalistico. La località è raggiungibile attraverso l’unico collegamento viario costituito dalla “strada vicinale” che si trova sul retro del cimitero di Manzano. La prima notizia documentata, relativa al luogo risale al 1170, quando in un atto di donazione si cita un certo “Henrichus de Stricha”. Interessante è l’edificio rimaneggiato nel periodo di metà 400 ed utilizzato dai Manzano, al posto del demolito castello ad opera dei veneziani. Il 29 luglio 1917 nella Sdricca viene fondato il corpo degli Arditi.

Villa Romano

XIV secolo, Case

Un nucleo che aveva funzioni difensive con antiche mura merlate e torri

La villa appartiene al Borgo di Case, che apparteneva alla gastaldia di Cividale nel XIV sec. Un nucleo abitativo racchiuso dalle mura di sasso con merlature. La villa (XVI – XVII) e la adiacente chiesa di San Tommaso già citata nel 1485 sono elementi architettonici ed urbanistici di pregio.

Chiesa di San Martino

XIV-XVII secolo, Manzano

Il luogo in cui Luigi Da Porto fu portato per il primo soccorso il 20 giugno 1511

La chiesetta ha al suo esterno un bel portale in pietra grigia tardo gotico, databile verso la fine XV secolo, a sesto acuto con paraste di raffinato disegno rinascimentale. Nel 1700 la chiesetta ha subito restauri. A seguito degli scontri del 20 giugno 1511, Luigi Da Porto fu ferito e portato qui nella chiesetta.

Villa Beria

XVI secolo, Sale Decarvalho

Villa padronale con mura difensive originali del periodo

Si tratta di un palazzo del XVI, un edificio residenziale, circondato da un ampio parco e cinto da mura originarie, dalle caratteristiche tipiche delle case padronali di campagna. Nell’ingresso della villa ci accoglie un bel portale con lo stemma dei Conti Trento. La Villa dapprima fu proprietà dei Prampero, poi, per successione, fu dei Conti di Trento e sempre per successione dei Beria. Il corpo principale della Villa, ha pianta rettangolare, con aperture regolari incorniciate in pietra e si eleva su tre piani, con a lato le barchesse. Tra gli annessi rustici della Villa, degna di nota è la Palazzina di Caccia, posta sulla collina sovrastante Villa Beria (Colle Montuzza). La Palazzina, che si erge su tre piani, edificata nel corso del XIX secolo come luogo panoramico e di svago.

Chiesa dei Santi Ermacora e Fortunato

XV secolo, Soleschiano

Chiesa dei Santi Ermacora e Fortunato XV

La chiesa nella frazione di Soleschiano, risulta attestata già dal 1463, (la Fraternita di S. Hermacora di Soleschiano sec XVI), dedicata ai due Martiri aquileiesi. Durante il terremoto del 1511 la chiesa subì gravi danni e venne, pertanto, ristrutturata. Durante il XVII secolo questa chiesa fu oggetto di un importante rifacimento, concluso nel 1684. Nel 1946 la facciata fu dipinta da Luigi Diamante. Nel 1990 la chiesa fu restaurata.

La battaglia

21 giugno 1511, Manzano

Imperiali vs Veneziani: l'epica battaglia del Capitano Luigi Da Porto alias "Romeo"

Il 21 giugno 1511 a San Lorenzo, sulla Gran Strada (oggi via Pietro di Brazzà), si accende la battaglia a cui partecipa il Capitano Luigi Da Porto.

Luigi Da Porto viene ferito, nel campo di battaglia, da una spada che lo trafigge dal collo verso la spina dorsale e lo fa cadere paralizzato. Si recupererà, ma la parte sinistra del corpo sarà per sempre compromessa. Viene portato nella vicina chiesa di San Lorenzo a pochi passi, dove riceve le prime cure. Da Manzano, Luigi Da Porto viene portato a Udine, e poi a Venezia e Vicenza dove inizierà la sua convalescenza e si dedicherà all’arte letteraria.

Punti di interesse

Panchina G&R

Manzano

Manzano resta senza difese: tradimento, destituzione e demolizione del castello da parte dei veneziani 1431

Nella piana di San Lorenzo, sulla Gran Strada (oggi via Pietro di Brazzà), il 21 giugno 1511, le truppe della Serenissima con il Capitano Luigi Da Porto, ebbero lo scontro diretto con quelle imperiali. Da questa drammatica vicenda, a cui segue il ferimento di Luigi Da Porto, sono nati il dolore e la speranza riportati nella celebre Novella, che scrive e dedica alla sua amata Lucina Savorgnan e che diventerà la storia d’amore più famosa del mondo.

È sulla strada che da Gradisca d’Isonzo “forse d’Amore sospinto, verso Udine venendo”, che Luigi Da Porto parla all’arciere Peregrino delle sue pene d’amore.

A Manzano da oltre 400 anni il 14 febbraio si festeggia San Valentino Patrono della città: il “Santo dell’Amore” ed emblema dell’amore nel mondo.

Fiume Natisone

Manzano

Una storica di linea di antichi guadi e angoli di natura incantata

Questo fiume è per ampiezza, caratteristiche geomorfologiche, collocazione e fauna ittica uno dei più interessanti corsi d’acqua del Friuli Venezia Giulia. A sud di Cividale inizia il corso più caratteristico e selvaggio del fiume che entra nella caratteristica forra prima del ponte romano a Premariacco, poi nei pressi di Manzano la sponda si abbassa e il fiume scorre in un ampio alveo, caratterizzato da notevoli depositi di ghiaia. Il fiume, nel suo percorso verso sud scompare completamente nella falda alluvionale e va a confluire nel torrente Torre.
Un posto grande fascino naturalistico del fiume e raggiungibile dalla Sdricca denominato Crejs di Vuelis. Nella storia il fiume è stato una linea di passaggio con i suoi diversi punti di guado.

La strada romantica

Palazzo XVII, Manzano

La strada romantica verso il castello: via Francesco di Manzano

Un palazzo con la torre e le mura merlate ghibelline, di imperiale memoria, risalente al XVII secolo, e ora di proprietà della famiglia Fornasarig, ci riporta indietro nel tempo. La strada stretta tra le mura, con un ponticello in legno e ferro battuto che la oltrepassa, collega il palazzo a un parco di piante secolari. Una strada romantica che porta verso i ruderi del Castello di Manzano.

Roseto

Rosazzo

Morbide colline dall'antico roseto romantico dell'Abbazia

Il Sentiero delle rose percorre il perimetro dell’Abbazia e si compone di rose antiche e moderne. La rosa simbolo dell’Amore in questo luogo incanta i visitatori e diventa un luogo romantico da visitare.
L’anno di impianto risale al 1998 e sono presenti tutte le piщ importanti famiglie di rose antiche (gallica, alba, damascena, centifoglia, noisette, bourbon, cinese, whicuraiana ecc) oltre a diversi rosai moderni.
Lo spettacolo che и possibile ammirare durante la primavera non ha eguali.
Dedicata a questo splendido fiore la manifestazione annuale Rosazzo da Rosa.

Approfondisci e scarica qui la piantina.

Caterina Percoto

1812 – 1887, San Lorenzo

Caterina Percoto, all'anagrafe Caterina Marianna, nasce a San Lorenzo di Soleschiano

La sua è una famiglia nobile di avvocati, artisti e uomini di lettere. Caterina fu l’unica bambina di sette figli. Alla morte del padre, nel 1821, la sua famiglia si spostò ad Udine. Da questo periodo, nacque nella scrittrice la forte avversione per l’educazione monacale delle donne, tema che Caterina Percoto difese per tutta la vita. Nel 1828 incontrò il primo amore, un giovane di origine ebraica. Proprio per questo, la relazione fu duramente osteggiata sia dalla famiglia che dalle suore. Nel 1829, lasciò il convento per ragioni di carattere economico. Dopo il suo ritorno a casa, cominciò a dedicarsi all’azienda di famiglia e all’educazione dei fratelli minori.
Così descrive il luogo..di San Lorenzo:
Nata in una romita villetta del Friuli amavo con passione l’aria aperta e il verde dei campi… correre ai piedi delle colline o sulle sponde del torrente, perdermi nel folto delle biade…

Villa de Piccoli Savorgnan

1715, Brazzà Soleschiano

Una proprietà dei discendenti di Antonio Savorgnan

E’ una villa in puro stile veneziano, la cui costruzione risale al 1715. Un complesso che viene acquistato insieme a tutto il borgo di Soleschiano, dai Savorgnan di Brazzà. Il parco retrostante fu disegnato dal conte Ascanio Savorgnan di Brazzà (1793 – 1877), padre dell’esploratore Pietro che intervengono sul parco.

Degna di nota è la grande Farnia nelle vicinanze. Una secolare quercia, caratterizzata da notevoli dimensioni, e da una crescita lenta.

La forza dei mulini

Manzano

Dal 1878 la forza dell'acqua e del vapore nelle prime fabbriche di sedie

La presenza di mulini a Manzano risale da tempi antichi, documentati già dal 1200. Nel 1878 vennero eseguiti importanti lavori idraulici di trasformazione dei corsi d’acqua con la diga della “Rosta”, il Canale della Roggia, e altri canali e diramazioni. Diverse le fabbriche che si andavano costruendo lungo il suo corso, che continuava anche al di là della attuale statale. Molte delle attività di produzione di sedie nate in quegli anni a Manzano, provenienti da Mariano del Friuli, sfruttarono l’energia dell’acqua deviata, per far funzionare le macchine, e la forza del vapore per la curvatura degli elementi di legno, per lo più sul legno di faggio, adatto a tali lavorazioni. Diversi furono i laboratori, come ad esempio quello dei Fornasarig che venne installato nei pressi del Canale Roggia e via dei Mulini, dove si sfruttava la forza motrice dell’acqua e quella del vapore nella produzione delle sedie rustiche e sedie “tipo Thonet”.

Le sedie

Manzano

Il Distretto della sedia per la produzione mondiale

Nel 1797 con la caduta della Serenissima a causa di Napoleone, Manzano passò agli Asburgico e vi rimase, salvo la parentesi del Regno Italico Francese, sino al 1866, quando il Friuli venne ricongiunto all’Italia.
Nel 1878 giunsero da Mariano del Friuli, al tempo compreso nei territori austriaci, i fratelli Zaneto e Toni Fornasarig che per continuare a vendere nell’area friulana le sedie in legno curvato, ed aggirare il forte dazio di confine, si traferirono a Manzano. Dagli anni 60 il nucleo industriale, inizialmente costituito dai Comuni di Corno di Rosazzo, Manzano e San Giovanni al Natisone, ovvero il “Triangolo della Sedia”, dagli anni 70 si è via via esteso fino a comprendere oggi undici comuni su una superficie di oltre 220 kmq che ha trasformato il territorio nel “Distretto della Sedia”. Dagli anni 60 il nucleo industriale, inizialmente costituito dai Comuni di Corno di Rosazzo, Manzano e San Giovanni al Natisone, ovvero il “Triangolo della Sedia”, dagli anni 70 si è via via esteso fino a comprendere oggi undici comuni su una superficie di oltre 220 kmq che ha trasformato il territorio nel “Distretto della Sedia”.