Il percorso
dell’Amore
Viaggio nella storia d’amore
di Giulietta & Romeo.
Povoletto
G&R: “La Torre di Giulietta”
Savorgnano al Torre di Povoletto è uno dei luoghi di Giulietta e Romeo, dove si ritrova parte della storia della famiglia Savorgan, da cui Lucina e Luigi discendono.
Povoletto è anche un territorio con tante bellezze e paesaggi naturali…una vasta area che unisce pianura, colline di pregiati vini, corsi d’acqua e tanto relax.
Qui la storia d’amore di Giulietta e Romeo ci invita a sognare tempi di cavallieri e dame.
Scopri i luoghi e le unicità che Povoletto e il suo territorio ti offrono!
Infopoint
Desideri avere informazioni sul Comune in cui ti trovi? Vieni a trovarci e sapremo consigliarti al meglio i nostri punti di interesse, eventi o attività che Povoletto ha da offrirti.
Contatti
L.go Mons. Cicuttini, n. 1
33040 Povoletto (UD)
tel. +39 0432 664082
Unicità del territorio
Scopri l’accoglienza che il territorio ti riserva. I vini DOC prodotti in questa zona dei Colli orientali del Friuli da aziende piccole ma di grande qualità.
Mappa
Nella mappa la posizione dei luoghi G&R di Giulietta e Romeo, i luoghi del periodo tra Quattrocento e Cinquecento, e i punti di interesse, storici e naturalistici, che renderanno unica la tua esperienza nel territorio.
Luoghi del periodo
I luoghi di Povoletto e del suo territorio, del periodo tra il Quattrocento e il Cinquecento, che fanno da sfondo alla storia d’amore di Giulietta e Romeo.
Punti di interesse
Scopri le origini, la storia di Povoletto e del suo territorio, dei suoi punti di interesse storico e naturalistico. Un percorso culturale, per scoprire luoghi e fatti incredibili ed avvincenti.
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Storia G&R
di Povoletto
Savorgnano a Torre
Storia G&R
di Povoletto
Savorgnano a Torre
LA TORRE DI GIULIETTA
La villa nobiliare di Savorgnano del Torre, culla della famiglia Savorgnan, venne edificata nel suo intero complesso dalla seconda metà del 1400, dopo la distruzione dell’originario castello della Motta.
Qui la famiglia Savorgnan controllava le acque del Friuli fino a Udine. È probabile che Lucina vi soggiornò, nelle diverse occasioni di spostamento della mamma nei possedimenti dei Savorgnan.
La torre dedicata a Lucina detta: la ‘Torre di Giulietta’, fa parte del complesso della villa. Un luogo romantico e pieno di fascino, magia di incontri cavallereschi e amori di dame.
La romantica Torre di Giulietta della villa dei “Signori dell’Acqua”.
A posto del castello della “Motta”, venne eretta Villa Savorgnan detta Castello nuovo, sorta alla fine del Quattrocento, dopo la distruzione del vicino Castello della Motta, di cui rimangono pochi ruderi.
Nella Villa si apprezza la raffinata trifora ad archi trilobati, collocata al piano nobile dell’edificio. Ripresi nelle raffinate tardo gotiche finestre a tre archi del terzo piano. All’interno del complesso c’è anche una chiesetta adibita al culto privato della famiglia, tratto comune delle abitazioni nobiliari.
La Torre di Giulietta, in pietra facciavista, con il suo pittoresco ponte di accesso a mezzo arco, riecheggia ancora delle gesta cavalleresche e romantiche della storia di Giulietta e Romeo. Le grandi finestre e l’ingresso della torre sono incorniciati da archi a sesto acuto.
Povoletto
Citata per la prima volta, come Povoleto, in un documento del XIII secolo, ha origini più antiche, come testimonia l’etimologia del toponimo, derivante dal termine latino POPULUS, ossia ‘pioppo’, con l’aggiunta del suffisso collettivo – ETUM. Le sue frazioni sono luoghi densi di storia del periodo dei due nobili amanti, punti di interesse e bellezze tutte da scoprire.
Salt di Povoletto
Frazione di Povoletto
Memorie di caposaldi militari, controllo di guadi e allineamenti fortificati
Un tempo Salt fu caposaldo militare romano messo lì a guardia dei facili guadi del torrente Torre. Lo stesso fortilizio o una villa romana fortificata durante il periodo longobardo divenne centro amministrativo di una nobile famiglia longobarda e destinato poi a monastero benedettino femminile, ricco di territori gestiti da Sesto al Reghena.
Uno slargo della strada che porta a Udine, ottenuto anche con il riempimento di un antico fossato, ci lascia ammirare l’allineamento fortificato dell’antico borgo a cortina, all’interno del quale si accedeva attraverso i sottoportici ancora in parte utilizzati e decorati con icone dipinte come voto ai santi protettori.
Siacco
Frazione Povoletto
L’antica testimonianza del cristianesimo e la furia delle acque
La frazione di Siacco viene nominata per la prima volta nel celebre atto del 762 quando al monastero femminile di Salt vengono ufficialmente riconosciute le aziende agricole del paese.
L’antichità della chiesetta, che sorge in mezzo al verde di moderne colture, viene confermata dall’intitolazione a San Vitale e quindi alla prima diffusione del cristianesimo nella zona. Le testimonianze scritte risalgono alla seconda metà del 1200. La vocazione agricola fu messa a dura prova dalle acque impetuose del torrente Malina che lambisce la zona.
Dai documenti traspare una ricorrente paura negli abitanti che si lamentano perché ad “ogni montana” si vedono costretti a ricostruire, a proprie spese, ben quattro ponti di legno per evitare l’isolamento totale e corrono il rischio, già avvenuto peraltro, di vedersi strappare il terreno dalle acque del Malina che cambia facilmente alveo. Ma non va sottovalutata anche la vocazione artigianale della zona che poteva vantare le ruote di svariati mulini, battiferro e segherie mossi dai “salti” della Roggia Cividina detta anche di Siacco.
Grions del Torre
Frazione di Povoletto
La selva, i mulini e la ottocentesca via postale
È la frazione più meridionale del comune e si può agevolmente raggiungere percorrendo l’ottocentesca strada postale.
I documenti più antichi risalgono alla seconda metà del 1200 e ci raccontano di una selva di Grions. Un secondo atto del 1293, ci svela la dipendenza della zona dai Savorgnan che così potevano mantenere la continuità nella gestione dei diversi mulini della Roggia Cividina, che proseguiva fino a Cerneglons.
L’antico abitato di snodava lungo la via principale che ancora lascia intravedere ampi porticati e difendeva la chiesa parrocchiale posta all’interno.
Ravosa
Frazione di Povoletto
Terre di antiche fornaci e confluenza di acque
Ravosa è sempre stato un centro viario di notevole importanza trovandosi sulla strada di collegamento della zona montana del bacino del torrente Malina, e zone limitrofe, con Tricesimo, Udine e la pianura in genere.
Già i Romani ne avevano intuito l’importanza e, sfruttando il terreno argilloso, vi avevano costruito fornaci i cui resti sembrano accompagnare il tracciato della vecchia strada per Attimis. Alcuni mattoni ed embrici, ritrovati anche fra le case del paese in occasione di recenti restauri, testimoniano direttamente l’antichità del paese stesso. Nel periodo medioevale è documentata l’esistenza di un vivace traffico di legname che, attingendo a ricchi e pregiati boschi, riforniva il mercato del prezioso materiale.
Le acque del torrente Malina sono ancora fonte d’acqua per i roielli di Ravosa, Magredis e Siacco.
Marsure di Sopra
Frazione di Povoletto
Luogo di insediamenti primitivi e ville di campagna
Presso l’antico abitato sono venuti alla luce reperti del periodo Neolitico e, oltre ai classici oggetti in selce, sono stati ritrovati diversi piccoli menhir, alcuni anche con figure appena abbozzate, e perimetri di piccoli insediamenti abitativi.
La frazione è conosciuta per la villa, attualmente proprietà della famiglia Zanardi-Landi.
Savorgnano al Torre
Frazione di Povoletto
Tracce di romanità e antiche coltivazioni. I Savorgnan e l’economia delle acque
Savorgnano al Torre, richiama immancabilmente alla memoria il casato dei Savorgnan da cui prese il nome. E’ la frazione posta più a nord del comune di Povoletto. Rinomata per i suoi vini. In zona risultano numerosi i resti di costruzioni romane, di cui una databile con il ritrovamento di una moneta di Costantino il Grande del 300 dopo Cristo. Certamente furono proprio i Romani ad introdurre in zona la coltivazione della vite, costante punto di forza dell’economia della frazione.
Le prime notizie scritte sul luogo, risalgono all’anno 921, quando da Berengario viene data la concessione di fortificare un preesistente castello sul colle della Motta.Oltre che da abitazione, la villa fortificata, era sede dell’amministrazione del potente feudo che aveva il controllo delle acque del fiume e delle prese delle rogge, risalenti al XIII secolo. I Savorgnan potevano predisporre il “taglio” delle chiuse roiali, lasciando senz’acqua, un’ampia area della pianura, intorno a Udine.
Questa attività di controllo all’epoca, era considerata una vera e propria unità produttiva che comportava un’attività economica. Inoltre era proprietaria di un ponte che collegava i colli morenici orientali alla valle del Cornappo e del Lagna.
Bellazoia
Frazione Povoletto
Nobili paesaggi di storici guadi
È il paese più orientale del comune, ed è l’unica frazione di Povoletto posta al lato sinistro del torrente Malina. Una volta serviva guadare il torrente.
Il luogo, nei documenti più antichi chiamato Zumpita, diventò proprietà dei nobili di Cuccagna che, verosimilmente nella prima metà del 1200, vi fecero costruire, su preesistenti abitazioni di epoca romana.
Visualizza qui la cartina dei 10.000 passi FVG di Povoletto.
Belvedere
Frazione di Povoletto
Un piccolo borgo con una grande storia
Belvedere è la più piccola frazione del comune e la sua storia è legata alla famiglia Partistagno, ramo Cuccagna.
Primulacco
Frazione Povoletto
Luoghi di prati e facili guadi
È una delle frazioni che ultimamente ha vissuto un rilevante incremento edilizio abitativo.
Il nuovo non ha fatto dimenticare la tradizione storica della frazione che si colloca sulla sponda sinistra del Torre nel punto in cui, allargando il suo alveo, il bizzoso corso d’acqua consente uno dei primi facili guadi.
Marsure di Sotto
Frazione di Povoletto
L’acqua per gli antichi mestieri e per le nobili peschiere
La frazione Marsure di Sotto è attualmente conosciuta grazie alla villa dei marchesi Mangilli, ora Schubert. Le origini del luogo sono però molto più antiche ed hanno avuto il momento di maggiore sviluppo artigianale quando poterono sfruttare a fondo l’improvviso, anche se lento, dislivello dell’alveo della Roggia Cividina.
In poche centinaia di metri si trovano le testimonianze di ben tre insediamenti artigianali seguiti da altri nella zona immediatamente a valle.
Non erano solo semplici mulini ma ogni salto era dotato di più ruote che muovevano anche seghe e battiferro.
Le ville gentilizie della zona, Mangilli e Coren, erano abbellite da peschiere alimentate da un sistema di canali derivati proprio dal vicino corso della Roggia Cividina. Nella frazione sorge il complesso scolastico delle scuole materne, elementari e medie del Comune corredato da moderni impianti sportivi.
Magredis
Frazione Povoletto
Dolci rilievi su terreni magri
L’abitato di Magredis sorge, per la maggior parte, su un piccolo e dolce rialzoche lo salvò dalle esondazioni del Malina.
Il toponimo indica il tipo di terreno magro, poco fertile e ghiaioso che contrasta con la realtà attuale diametralmente opposta come probabilmente già lo era anche nell’anno 762 quando è testimoniata l’esistenza di aziende agricole, casas in Magretas, alle dirette dipendenze del monastero benedettino femminile di Salt.
Luoghi del periodo tra 1400 e 1500
Castello della Motta
921, Savorgnano al Torre
Castello e resti di edifici alle confluenze di antichi corsi d’acqua, raccolti nell'Antiquarium
I resti del castello della Motta, antica proprietà della famiglia Savorgnan, sorgono nei pressi della frazione di Savorgnano al Torre, su un rilievo alla confluenza tra il torrente Torre e il rio Motta.
Nel corso dei secoli, ad un’altezza di 222 metri di quota, l’area è stata edificata con un mastio ed altri edifici signorili, nella parte sommitale; una seconda area di edifici; un’area più ampia e a tratti pianeggiante dotata di cinta muraria in cui si ritiene fosse collocato il “borgo” che gravitava intorno al castello. L’ingresso al castello avveniva da nord-est e la sua difesa era garantita da un fossato artificiale. Attualmente il sito castellano è raggiungibile a piedi, con una certa difficoltà, sia da sud-ovest, attraverso un breve ma stretto sentiero, sia da nord-est, lungo un percorso di crinale che, con molta probabilità, corrispondeva all’antico accesso al sito.
Gli allestimenti dell’Antiquarium della Motta, con la sua collezione archeologica proveniente dagli scavi del castello della Motta, e la Mostra del Fossile è la sede di un’importante collezione di fossili provenienti dalla regione e non solo. La sua sede si trova nella Villa Pitotti.
Clicca qui per visitare il sito di Aquarium.
Villa Savorgnan
XV secolo, Savorgnano al Torre
La romantica Torre di Giulietta della villa dei “Signori dell’Acqua"
A posto del castello della “Motta”, venne eretta Villa Savorgnan detta Castello nuovo, sorta alla fine del Quattrocento, dopo la distruzione del vicino Castello della Motta, di cui rimangono pochi ruderi.
Nella Villa si apprezza la ratffinta trifora ad archi trilobati, collocata al piano nobile dell’edificio. Ripresi nelle raffinate tardo gotiche finestre a tre archi del terzo piano. All’interno del complesso c’è anche una chiesetta adibita al culto privato della famiglia, tratto comune delle abitazioni nobiliari.
La Torre di Giulietta, in pietra facciavista, con il suo pittoresco ponte di accesso a mezzo arco. riecheggia ancora delle gesta cavalleresche e romantiche della storia di Giulietta e Romeo. Le grandi finestre e l’ingresso della torre sono incorniciati da archi a sesto acuto.
Chiesetta di San Pietro
XV – XVI secolo, Magredis
Rari affreschi rinascimentali di vita del Friuli rurale
I primi documenti che citano l’edificio risalgono al 1405.
La chiesa è a navata unica e pianta rettangolare con soffitto a vista e capriate lignee; l’abside ha volta costolonata.
La parte più preziosa dell’edificio sono gli affreschi di Gian Paolo Thanner (1475-1555).
Nella parte mediana delle pareti dell’abside vennero raffigurati nel 1518 gli Apostoli, mentre nelle lunette si scorgono scene della vita di San Pietro e al centro è dipinta la Santa Trinità, con lo Spirito Santo annidato nella barba dell’Onnipotente.
I Quattro Evangelisti sono riprodotti all’interno delle partizioni della volta.
Di tema completamente diverso sono gli affreschi raffiguranti i Dodici Mesi rappresentati dai tipici lavori agricoli dedicati ad ogni mese,opera di un pittore anonimo della seconda metà del XV secolo. Dove viene esposta la vita del Friuli di quei tempi in un’atmosfera prevalentemente rurale e raccontano i divertimenti signorili ed i lavori di una fattoria tra la fine del 1400 e la prima metà del ‘500.
Ex chiesa di San Martino
XIII -1961, Salt di Povoletto
La chiesa inghiottita dalle acque
Un documento ci attesta l’esistenza di una chiesa a Salt alla fine del XIII.
L’edificio subì danni rilevanti in due occasioni: nel 1507 a causa dell’arrivo di truppe tedesche del Sacro Impero Romano Germanico e nel 1511 per un catastrofico terremoto. La chiesa venne ristrutturata e riconsacrata nel 1547.
Il 30 novembre 1636, la vecchia chiesa di Salt venne atterrata e inghiottita dalle acque del torrente Torre.
Venne costruito un nuovo luogo di culto in stile barocco (dedicato a San Martino) il cui aspetto si conserverà sino al 1961, anno della sua demolizione.
La chiesetta di San Leonardo
XV secolo, Bellazoia
Uno scrigno di affreschi e capolavori del tempo
È votata al santo che si dedicava a riscattare i prigionieri di guerra o ingiustamente detenuti. Nel tempo si sono accumulati diversi capolavori, tra cui: la scultura di Bartolomeo Ortari (XVII-XVIII), l’altare (XVIII) e due affreschi, probabilmente del XV secolo; il più conservato, opera di autore molto esperto, rappresenta la Madonna con Bambino in braccio mentre tiene in mano una mela.
Domus Magna
1476, Belvedere
Fra le prime ville venete in Friuli con eleganti dettagli rinascimentali
Nel 1476, la Domus Magna, uno dei primi esempi di villa veneta, in Friuli. nobili di Partistagno che possedevano manieri ben arroccati nella zona pedemontana, scelsero qui di costruire una nuova residenza all’incrocio delle strade Attimis-Udine, Savorgnano-Salt-Udine e dell’allora trafficato guado di Rizzolo, sul torrente Torre, che univa Tricesimo a Cividale del Friuli. Faceva parte del complesso la chiesetta di San Bartolomeo, certamente anteriore al 1318, di cui sta solo un’icona posta all’esterno della cita muraria.
Elegante è la trifora con archetti trilobati, a sesto acuto, tardogotici.
La villa è composta dall’edificio padronale e da un’ala più bassa mentre a destra dell’ingresso al giardino è presente un edificio rustico con portale architravato sede, nei tempi passati, del corpo di guardia.
La chiesetta di San Nicolò
IX-XVI secolo, Primulacco
Affreschi e racconti rinascimentali
L’edificio, fondato intorno all’anno 1000, presenta un aula rettangolare con bifora campanaria sulla copertura.
Sulle pareti interne si sono conservati affreschi realizzati, nel 1544, da Gian Paolo Thanner (1475-1555): la Trinità con angeli in preghiera e cherubini alati, le scene della Vita di San Nicolò e della Passione di Cristo, i Padri o dottori della Chiesa, i simboli dei Quattro Evangelisti.
Chiesa di San Vitale
XV-XVI secolo, Siacco
Una chiesetta rinascimentale
La chiesetta di San Vitale, citata in un testamento del 1338, si trova presso il cimitero della frazione di Siacco.
L’edificio, rifatto tra il XV e il XVI secolo, ha una pianta rettangolare preceduta da un portico quadrato con tetto a capanna ed è circondato da un muretto con sassi a vista.
Il campanile, eretto nel XVII secolo, si trova all’esterno della cinta muraria.
All’interno della chiesa è presente un affresco che raffigura i Ss. Ermacora e Fortunato cui ancor oggi è legata la devozione locale anche se l’edificio è dedicato a San Vitale.
Chiesa di San Clemente
1350 – 1511, Povoletto
Opere cinquecentesche rinascimentali finemente incorniciate
La chiesa più antica del capoluogo è quella cimiteriale di San Benedetto, la cui prima citazione documentale risale al 1292. Sono successivamente attestate due riconsacrazioni in seguito ad altrettanti terremoti nel 1350 e nel 1511. Nel 1791 viene edificata l’attuale chiesa parrocchiale al cui interno si conservano una tela di Michele Almonio della fine del ‘500 e un paliotto del sec. XVI raffigurante San Clemente, titolare della chiesa.
Punti di interesse
Oratorio di Sant’Eurosia
1698, Marsure di Sopra
Modelli classici e fini decori in pietra grigia
Ora dell’Annunziata, ed il piccolo giardino, ben visibile sulla strada principale di fronte alla villa, è adornato di statue grottesche, pipinas, di origine ignota e forse resti di costruzioni precedenti.
La chiesa è sormontata da una monofora campanaria in pietre lavorate. La facciata impostata su una forma quadrata collegata al timpano delimitato dalla cornice.
Villa Zanardi - Landi
1698, Marsure di Sopra
Villa di campagna con cortile d’onore e spazi rustici, di antiche attività
La villa Zanardi-Landi presenta un corpo centrale davanti al quale si apre il così detto cortile d’onore; ai lati ci sono due edifici più bassi e diversi edifici rustici legati alle attività agricole che si effettuavano nella proprietà.
La parte posteriore della villa, dotata di una scalinata centrale, si affaccia sul parco e sul laghetto realizzato deviando le vicine acque della Roggia Cividina.
Fa parte della villa anche una piccola chiesetta, l’oratorio di Santa Eurosia, eretto nel 1698.
Villa Mangilli
XVIII secolo, Savorgnano al Torre
Campagna, residenza, e luogo di illustri poeti
La villa si trova nella frazione di Savorgnano al Torre ed appartiene ai Marchesi Mangilli che l’acquistarono nel 1882.
L’edificio, ristrutturato nel ‘700, aveva funzione residenziale e produttiva e vi si accedeva da un ampio giardino. La sua funzione produttiva è ancora riconoscibile nelle diverse strutture affacciate sulla corte retrostante.
La villa ha ospitato anche personaggi di spicco tra i quali il poeta friulano Enrico Fruch quando, agli inizi della sua carriera, era insegnante presso la scuola elementare della frazione di Ravosa.
Villa Mangilli Schubert
XVII secolo, Marsure di Sotto
Uno stile classico di memoria Palladiana
Villa Mangilli-Schubert, situata nella frazione di Marsure di Sotto, prende il nome dalla famiglia che nel XVII secolo l’acquistò per farne il proprio centro aziendale e la propria dimora di campagna. I Mangilli erano mercanti originari di Caprino, nel bergamasco. La villa, ampliata ed abbellita nel Settecento fu la loro dimora di campagna preferita.
Nella sua parte anteriore ha il tipico aspetto di una residenza signorile, mentre sul retro è presente una corte sui cui si affacciavano gli edifici rustici e produttivi. Un suddivisione tripartita in verticale, scandita dalle aperture e orizzontale esili fasce marcapiano.
Uno stile classico di memoria Palladiana. I due camini della copertura, a pinnacolo, conferiscono caratterizzazione e simmetria compositiva. Fanno parte della villa anche la chiesetta padronale e un antico “foladôr”, il luogo in cui le uve raccolte venivano pigiate per la produzione di vino.
Chiesa della Natività di Maria
1676, Marsure di Sotto
Cornici, marcapiani e architettoniche continuità visive
La Chiesa di San Benedetto dedicata alla Natività di Maria (1676), è limitrofa alla Villa Mangilli Shubert. Si tratta di un’interessante architettura seicentesca, che sperimenta sovrapposizioni di elementi architettonici classici: cornici marcapiano, e timpano superiore, sormontato da una raffinata monofora campanaria.
Le paraste angolari quadrangolari si sdoppiano e danno continuità visiva all’angolo e alla cornice, conferendo volume alla composizione.
Le aperture di finestre e portale sono allineate, contribuendo a caratterizzare la configurazione architettonica delle facciata
Villa Coren Cecioni
XVII secolo, Siacco
Grandezza ed eleganza
La villa era sede di una grande azienda agricola citata già agli inizi del XVII secolo.
La proprietà passò dai nobili Caselli, ai conti Belgrado e nel 1815 alla famiglia Coren, oggi Cecioni.
L’edificio centrale è quello più antico e nel corso del tempo si aggiunsero due imponenti ali laterali e numerosi ambienti rustici tipici delle aziende agricole.
A circondare l’edificio principale c’è un ampio giardino con peschiere alimentate dalle acque della Roggia Cividina.